La meditazione viene vista da molti come un’esperienza che nulla ha a che vedere con la scienza. Eppure tanti sono gli studi scientifici che hanno dimostrato la validità di questa pratica orientale per curare disturbi e malattie.


Il nostro cervello ha la capacità straordinaria di modificare la sua struttura in base agli stimoli che riceve. Ad esempio l’ansia quando diventa particolarmente intensa può generare abitudini disadattative che possono minare la vita dell’individuo attraverso difficoltà di concentrazione, vuoti di memoria, insonnia, generando caos mentale.

Un piccolo intervento attivo all’interno del nostro sistema nervoso può fare grandi cose, rompendo così un circolo vizioso e ripristinando il fluire dell’energia. Questa capacità straordinaria del nostro cervello si chiama neuroplasticità. La neuroplasticità consente all’individuo di avere speranza in un cambiamento positivo e il pensare consapevole rappresenta il primo passo per intraprendere questo cambiamento.

Jon Kabat-Zinn, ha introdotto in occidente il concetto di Mindfulness, che significa letteralmente consapevolezza e ha sviluppato il protocollo di riduzione dello stress (MBSR). Kabat-Zinn ha sottolineato dunque l’importanza di essere consapevoli del qui e ora, accogliendo le esperienze senza cercare di giudicarle o modificarle. Nei suoi studi preliminari ha descritto come la meditazione facilita lo stato di osservazione distaccata e la concentrazione. Gli studi riportano gli effetti positivi a lungo termine dell’MBSR su stress, depressione, ansia, con benefici che durano per diversi anni.

Ricerche più recenti indicano che la meditazione migliora l’attivazione della corteccia anteriore del cervello. E’ stato evidenziato come la consapevolezza rafforzi le reti neurali e la connessione mente-corpo, lenendo così la sofferenza fisica e psicologica.

Queste ricerche supportano la teoria secondo cui l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) regola la risposta allo stress. I glucocorticoidi e altri ormoni corticali sono i principali regolatori dell’asse HPA e normalmente producono una risposta allo stress sana e adattiva. Tuttavia, lo stress cronico provoca un’attivazione eccessiva o prolungata dell’asse HPA, con alta produzione di cortisolo, portando ad una risposta allo stress disadattiva.

È stato dimostrato che interventi comportamentali non farmacologici come l’MBSR regolano l’asse HPA attraverso esercizi di respirazione, meditazione e consapevolezza gestendo così lo stress.

Diversi studi hanno utilizzato tecniche di neuroimaging per esaminare i cambiamenti nel cervello associati alla pratica della mindfulness. Alcuni risultati suggeriscono che la mindfulness sviluppi la corteccia prefrontale mediale, consentendo una migliore elaborazione e integrazione di emozioni, pensieri e sensazioni corporee.

Utile per iniziare ad intraprendere un percorso di mindfulness gradualmente è il best seller mondiale “Metodo minfulness. 56 giorni alla felicità” che espone una serie di pratiche semplici ma efficaci per rompere il circolo vizioso dell’ansia, dello stress e del sovraffaticamento. Un programma di 56 giorni capace di far nascere in noi la voglia di affrontare anche le situazioni più complicate. Metodo mindfulness si basa sulla Mindfulness-based Cognitive Therapy, la terapia cognitiva basata sulla pratica di consapevolezza o mindfulness sviluppata dal professor Mark Williams dell’università di Oxford.

La scienza, dunque conferma: la meditazione può cambiare il nostro cervello, e quindi prevenire e curare molti disturbi per vivere così una vita più appagante e felice!

FONTI:

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32491743/
https://www.stateofmind.it/2017/12/neuroplasticita-cervello/
Metodo mindfulness. 56 giorni alla felicità di Mark Williams e Danny Penman
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/38261700/

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